Per tutti i bimbi guerrieri


Cari guerrieri, piccoli amici
avete voglia di fare un bel disegno?
Oggi un guerriero! Un paladino della luce, della pace, della giustizia!
Potete stampare queste immagini e poi colorarle, oppure fate un bel disegno di voi stessi come vi immaginate vestiti da guerrieri.














Buon divertimento, piccoli grandi cuori coraggiosi!

La filastrocca del bimbo guerriero




Bimbo guerriero ti lascio un segreto
Se vuoi avanzare non voltarti indietro
Niente rimpianti per cose perdute
Sono esperienze di lotte vissute
Cammina eretto, cammina fiero
Come si addice a un vero guerriero
Prendi la spada della verità
E combatti per la lealtà
Tieni lo scudo della giustizia
A protezione dell'amicizia
Prendi la mira, tira la freccia
Nelle discordie apri una breccia
Scaglia la lancia e mira al cuore
Non per ferire ma far nascere amore


Favole a scuola


Dove inizia una fiaba, comincia un viaggio straordinario.
Le favole sono portali che conducono a universi illimitati, dove lo spazio e il tempo non esistono perché governati da leggi di altre dimensioni, e quelli che qui sembrano miracoli, diventano altrove possibili.
Sono chiavi magiche, aprono la mente, connettono al cuore e riallacciano l'Anima allo Spirito.
Esse contengono il dono dell'alchimia e i segreti codici del creato.
Le immagini evocate dalla lettura di una fiaba aiutano a sviluppare la creatività, la fantasia e spostano i limiti ordinari, requisiti necessari agli umani perché possano recuperare il potere di creatori.
Sarebbe importante dedicare un'ora la settimana alla lettura di una bella fiaba, a scuola, e dare come compito ai bambini proprio quello di scrivere loro stessi qualche magica avventura, di tanto in tanto.
Tutti ricordiamo, probabilmente come momenti più belli dell'infanzia, proprio quei pomeriggi, o quelle sere, quando mamma e papà, o talvolta un fratello maggiore, leggevano per noi. O quando eravamo noi stessi a leggere, sprofondati nel libro, completamente rapiti.



Quante immagini, quanti voli, quanti viaggi meravigliosi! Il tempo si fermava, un tempo senza tempo che ci ha lasciato un tesoro inestimabile. Impossibile dimenticare le emozioni, le visioni fantastiche, gli stupendi disegni ad acquerello. Tutt'ora, quando ci imbattiamo in una di quelle vecchie illustrazioni, il cuore canta di gioia e gratitudine per il privilegio di aver nutrito l'infanzia con un cibo così prezioso.
Diamo questo cibo ai nostri bambini, diamolo anche a scuola.



San Valentino



Cari bambini, oggi è San valentino, la festa dell'amore!
Facciamo un dono a mamma e papà?
Un bel disegno colorato per esempio?
Chiedete di stampare questi disegni, o copiateli.
Poi via libera alla fantasia con tanti bei colori!







Buon divertimento!

Lezioni di magia



Lezioni di danza, inglese, pattinaggio, ginnastica artistica, i compiti di scuola, cosa ho tralasciato?
I genitori corrono come matti per accompagnare i loro figli di qua e di là, e i bambini sono oberati di impegni.
A fine giornata, stremati come papà e mamma, la maggior parte siede davanti alla TV.
Leggere un libro quindi? Che fatica! Hanno già fatto tante cose!
Tuttavia, la lettura di una favola bella aprirebbe loro porte come nessun'altra attività.
Le fiabe sono cibo per la loro anima che ancora ricorda, ma che velocemente dimentica.
Sono il mezzo per attraversare la terza dimensione e raggiungere il piano dove ogni cosa è possibile.
Ed è proprio da quel piano che i bambini, adulti, potranno attingere per fare, delle loro vite, esistenze magiche e grandiose!


Il Presente E' Un Dono



Ieri è storia, il domani è un mistero, ma oggi è un dono, per questo si chiama presente.
In ogni attività, in ogni gesto che compie, il bambino è totalmente presente, è nel qui e ora, per questo motivo riesce a percepire la magia dell'esistenza. Gli adulti insegnano a dimenticare, i Maestri a ricordare.
Dobbiamo diventare Maestri delle nostre piccole creature, e insegnare loro semplicemente a non dimenticare.
             
                       

                                         

Una fatina... poco fatina!


Fiaba di Rosalia Zabelli

Chissà che la quinta magia non riguardi proprio te che stai per leggere questa fiaba...


Quel giorno, colmo di assoluto silenzio, c'era nel cielo il colore arancione della prima di tutte le albe che si sarebbero avvicendate sulla terra... una dopo l'altra... tutte le mattine di tutta la vita che iniziava da lì in poi.
«Per te mille... »
«A te cento... »
«Tu sei molto fortunata, e molto fortunati saranno quelli che t'incontreranno sulla loro strada: ne hai un numero illimitato... illi... mi... ta...to!»
«A voi... hei dico a voi due! Ne avete milletrecentoquarantacinque!»
«Da dividere?» chiesero le due chiamate in causa, una con le ali iridescenti e dorate, e l'altra con le ali trasparentissime e rosse.
Ma chi era colei che con tanta autorità assegnava questi numeri? E chi erano quegli esseri interpellati che facevano a loro volta domande su domande?
Lei, Romanateresa dalle ali multicolori, era la capa di tutte le fate - ma non dei maghi - e leggendo su dei fogli nel primo dei quali c'era scritto "attribuzione delle magie" (un elenco infinito di nomi), assegnava ad ognuna delle magiche creature - fatte spuntare dal Nulla un momento prima, non si sa da chi - il numero totale dei prodigi che avrebbero avuto a disposizione in tutto il tempo della loro immortale esistenza.
«Sì!» si degnò di specificare la fata Romanateresa, appena nata e già capace di stizzirsi se qualcuno la interrompeva mentre stava parlando».
«Dovete dividerle a metà, e siccome il numero è dispari, deciderete voi quando trovarvi per riunire le vostre due mezzemagie al fine di realizzarne una più consistente... così è!» disse e ribadì con un tono che non ammetteva repliche.
«A te duecentosettantatré... e a te millecinque...»
«... cento?» chiese una fatina dalle ali cobalto orlate d'argento, sperando che le toccassero almeno millecinquecento magie; era neonata ma già sapeva che tra gli umani ce ne sarebbe stato un gran bisogno... persino millecinquecento le sembravano poche!
«No no, millecinque e basta!»
«A te... »
«Dice a me?» si azzardò a chiedere con le gote in fiamme una fatina molto timida dalle ali lilla, pensando che fata Romanateresa si stesse rivolgendo a lei per farle sapere il numero preciso del suo gruzzolo di magie.
«No, dico a quella dalle ali verdi. Tu, Verdiana, ne avrai trentasette... però al giorno!»
La fata capa di tutte le fate appariva stanca di leggere nomi e numeri ma continuava imperterrita, per portare a termine il suo importante compito.
«Settemilauno... ottomiladiciannove... novecentotrentaquattro... »
«Yeahhh! A me ne ha date ottocentoseimilasettecentoquarantacinque!»
La fatina dalle ali biancoperla svolazzava felice di qua e di là: che vita importante sarebbe stata la sua! E quanto sarebbe sembrata magica agli occhi altrui! Quasi quasi appariva più soddisfatta e più euforica di quella che ne aveva ricevuto addirittura un numero illimitato!
Intanto - del tutto inatteso - era sopraggiunto il primo crepuscolo, e presto - ma nessuno ancora lo sapeva - ogni cosa sarebbe sprofondata nel buio profondo della prima notte».
Le fate, con indescrivibile sincronismo, si alzarono in volo e, prendendo direzioni diverse, illuminarono l'aere in tutti i suoi punti, anche i più reconditi, come tante stelline fatte di luce intermittente.


«O bene, ho finito!» esclamò esausta la fata Romanateresa, che per la stanchezza invece si era un po' opacizzata.
«Veramente... ci sarei anch'io!»
Dall'erba del prato scurito dalla notte si sentì venire una vocina, esile come quella di una lumaca giovane giovane.
«Io chi?» interrogò la fata capa, dando un'occhiata all'elenco dei nomi per verificare se ne avesse saltato uno.
«Io, Pinella... » asserì la vocina facendosi più robusta, mentre la fatina proprietaria di quella voce si alzava in punta di piedi per farsi meglio notare, visto che era davvero piccolissima!
«Aaa, Pinella! Il tuo nome si è nascosto qui, sotto il mio pollice e così mi è sfuggito, così come mi sei sfuggita tu, dato che sei assolutamente microscopica... nemmeno alta come una margherita!»
La fata capa non aveva peli sulla lingua, come del resto tutte le fate.
«Dunque... a te... a te... cinque».
«Cinque? Solo cinque?» La fatina Pinella era allibita: che cosa ci poteva fare con solo cinque magie?
«Cinque». Nel pronunciare cinque Romanateresa fece fremere le sue ali.
«Ora vado che ho altro da fare».
Anche alla fata Romanateresa cinque sembrava una dotazione esigua ma ella, in realtà, stava eseguendo degli ordini superiori! Così, per togliersi dall'imbarazzo e anche perché aveva davvero fretta, sparì all'orizzonte, verso il cielo nero, dove brillava una falce di luna perfetta.
«Ho molto sonno» pensò sbadigliando la fatina Pinella. «Sarà meglio cercare una soffice nuvoletta per farci un buon sonnellino».


Il giorno dopo, talmente riposata da essere fresca come un bocciolo di rosa rosa, la fata Pinella compose la filastrocca per far funzionare la sua bacchetta magica:

"Pititì pitipù pitipam
Patapam pititì pititù
Bacchetta magica aiutami tu
Sono piccina e sono bella
Fammi diventare alta
Fino a quella stella".
E in un attimo la minuscola fata si ritrovò a guardar negli occhi proprio le stelle del firmamento, perlomeno le ultime rimaste incastonate al chiarore della seconda alba!
«Forse ho sbagliato! Ora sono sottile e lunghissima, troppo lunghissima!»
Ma la fatina Pinella non si scoraggiò: avrebbe usato la seconda magia per diminuire la sua, ora, eccessiva altezza.

"Pititì pitipù pitipam
Patapam pititì pititù
Per la seconda volta
Bacchetta magica aiutami tu
Sono lunghissima e sono bella
fammi diventare bassa come quella"

"Quella" era una giraffa camelopardalis camelopardalis che stava passando di lì proprio in quel momento, tutta impettita e coi cornini sofisticatamente ricoperti di una magnifica pelle maculata.
In meno di un attimo Pinella si ritrovò con gli occhi tra le foglie di un albero: anche stavolta non ci aveva azzeccato! Guardando verso il basso con la testa fra le stelle, la giraffa le era sembrata la misura giusta per una fata che voleva crescere ma, una volta diventata alta quanto lei, si era accorta di quanto quella statura fosse ancora spropositata: vedeva solo e soltanto chiome d'alberi!
«Ho già consumato due magie e non sono venuta a capo di niente!»
Come sospirava la fata Pinella mentre le sue ali si sbiadivano per la delusione!
«Non importa, userò la terza. Non posso certo rimanere così alta».

"Pititì pitipù pitipam
Patapam pititì pititù
Per la terza volta
Bacchetta magica aiutami tu
Non sono piccina e sono bella
Fammi essere la metà di quella".

E intanto che pronunciava la formula, la fatina Pinella faceva roteare nell'aria la sua bacchetta molto magica... anche se con poche magie!
"Quella", era sempre la giraffa di prima, per chi non lo sapesse in cerca di due paia di scarpe dal tacco altissimo perché, al contrario di Pinella, lei si vedeva bassa, troppo bassa rispetto alle altre giraffe!
La giraffa Maddalena, che nel frattempo si era saziata di una quantità imprecisata di foglie d'acacia, stava ormai sparendo all'orizzonte e, seppure fosse un puntino quasi invisibile, ancora la si vedeva sculettare come una soubrette sulla scena!

«Bacchetta magica aiutami tu!»
Vuuummmm... in neanche mezzo attimo la fatina Pinella si ritrovò alta due metri e novantatré centimetri e mezzo! Troppo, ancora troppo, troppissimo!
«Ho altre due magie... non posso certo restare così alta, sarei obbligata a guardare dall'alto in basso tutte le mie sorelle... e anche tutti gli umani. No, ho deciso, farò per me l'ultima, anzi la penultima magia, che per me sarà l'ultima, e terrò la quinta per un'occasione speciale».

La fatina Pinella, che era una personcina a modo e molto generosa, in quel caso non si sentiva egoista per aver lei stessa beneficiato di quasi tutte le magie della sua bacchetta, bensì aveva applicato il detto: chi pensa per sé fa per tre. Si sa che chi è soddisfatto e felice - e anche Pinella lo aveva capito subito - riempie di felicità tutto l'ambiente intorno: questa è una specie di magia che tutti posseggono, uomini e fate!

"Pititì pitipù pitipam
Patapam pititì pititù
Per la quarta volta
Bacchetta magica pensaci tu
Sono lunghetta e sono bella
Ma preferisco essere un terzo di quella".

«Ohhh... finalmente mi piaccio molto... molto molto!»
Siccome la giraffa Maddalena aveva la statura record di cinque metri e ottantasette centrimetri, la fata Pinella adesso misurava un metro e novantacinque centimetri virgola sei sei sei sei...
Con quella statura si sentiva a dir poco affascinante!


Il secondo giorno dopo la creazione del Mondo intanto giungeva alla sua fine.
La fatina, anzi, la fata Pinella, cercò una nuvola un po' più grande di quella della notte precedente, e si addormentò così profondamente che tutti udirono per ore il suo lievissimo ronfare.
Nel frattempo tutte quante le fate erano arrivate a destinazione, raggiungendo tutti i luoghi della terra, vicini e lontani... e sperduti, e il loro tempo, dalla mattina alla sera, lo impegnavano a volare - senza farsi vedere - nelle case degli umani per stabilire - secondo il loro insindacabile giudizio - dove c'era più bisogno di magia.
Il piccolo Giuseppe, per esempio, si era staccato due dentini mettendo in bocca un giocattolo metallico... ed ecco che la fata Mariuccia dalle ali color ciclamino interveniva, facendogli rispuntare in men che non si dica, con un deciso colpo di bacchetta, due dentini ancora più belli!
Il piccolo Michelino si era staccato due dentini alla stessa maniera, ed ecco che compariva la fata Pinella che si offriva... di accompagnare il bambino dal dentista, trasportandolo sulle sue ali però!
Angelina voleva fare una torta monumentale per la festa del suo compleanno ma da sola non ci riusciva... ecco che la fata Rorò dalle ali giallo ocra interveniva con un efficace colpo di bacchetta, facendo comparire una torta a sette piani meravigliosamente decorata. Per non parlare della cucina, che in un battibaleno tornava ad essere linda come uno specchio, mentre tutte le stoviglie e i mestoli appesi al muro luccicavano splendenti.
Susetta voleva fare una torta monumentale e non ci riusciva... ecco che all'istante compariva la fata Pinella, che si cingeva i fianchi con un grembiulino fresco di bucato e , con le maniche arrotolate fin oltre il gomito, cominciava a impastare farina, burro, zucchero e uova... a mescolare budini... a montare panna... a farcire, decorare... tutto sempre e solo con la forza delle sue braccia. Non le pareva il caso di sprecare l'ultima magia per queste inezie! Naturalmente anche per rigovernare la cucina e per lavare nel secchiaio di marmo - dentro a una schiuma di sapone alta mezzo metro - i pentolini di rame e le stoviglie varie ci voleva tempo, molta pazienza e... una dose considerevole di "unto di gomito"!


Ofelia voleva un abito elegantissimo: non doveva nemmeno chiederlo... ecco che immantinente, davanti ai suoi occhi, si materializzava un abito di bellezza inspiegabile: questo grazie al magico aiuto della fata Erminia dalle ali viola, che era lì apposta - anzi, era stata creata apposta - per esaudire il suo desiderio!
Gisella voleva un abito elegantissimo, la fatina Pinella non si tirava indietro: con seta, metro, filo, ditale, ago, e con un po' di ore di lavoro, ecco che un abito stupendo prendeva forma nelle sue mani, rendendo felicissima Gisella che non vedeva l'ora di indossarlo... nonché se stessa, per la soddisfazione che provava osservando la riuscita del suo lavoro!

Passarono tanti anni, e così ogni fata aveva dato fondo al proprio mucchio di magie, mentre la fata Pinella, se voleva ottenere delle cose, continuava ad agire faticando di braccia, fiduciosa che - prima o poi - avrebbe fatto una magia tanto straordinaria da lasciare tutti di stucco e a bocca aperta!

Passarono altri anni, e la fatina Pinella correva o volava da tutte le parti, sempre impegnandosi in prima persona per realizzare qualunque cosa. Poi, un giorno, durante uno di questi voli di lavoro, conobbe un bellissimo giovane mago dagli occhi verdiazzurri... e se ne innamorò perdutamente!
Il mago però sembrava prestare attenzione a tutte le altre fate tranne che a lei, e soprattutto era tanto preso dalle sue magie - man mano sempre più prodigiose - che molto spesso non si accorgeva di chi aveva intorno... e nemmeno aveva il tempo per cercare di capire cosa voleva da lui chi gli si fermava vicino...

«Lo farò innamorare di me sfruttando la formidabile potenza della quinta magia e così non avrò nessuna rivale in Amore!»
La fatina, però, non voleva essere eccessivamente egoista; le pareva più giusto infatti utilizzare, almeno una delle magie della sua primordiale dotazione, per un essere umano che ne avesse avuto l'impellente necessità.
Soprattutto non le piaceva l'idea di fare innamorare il mago con un incantesimo. Se si fosse egli stesso dichiarato, ella avrebbe risposto un bel sì a tutto tondo e, qualora avesse sposato un'altra fata, lei avrebbe comunque continuato ad amarlo.

Passò altro tempo... e un giorno il mago, ancora celibe, incrociò involontariamente lo sguardo lucido da innamorata della fata Pinella. Fu allora che Istvan dagli occhi azzurroverdi sentì tremare le sue ginocchia e il suo cuore sciogliersi per un sentimento che mai aveva provato prima di allora!
«Pinella, che cosa mi hai fatto?»
«Nulla, proprio nulla... nulla di quel quel che si può fare con una semplice bacchetta magica!»
rispose l'onesta fatina.
Il mago, che da quel momento non seppe più fare a meno di quello sguardo incantevole, e la fata, al settimo cielo per la contentezza di essere stata scelta in mezzo a tante fate molto avvenenti, si sposarono, con tripudio di gioia da parte di tutti... maghi... fate... fattucchiere e gnomi!


La fata Pinella, la cui più grande e reboante magia alfine si era sprigionata dal suo sguardo, continuò tutta la vita a fantasticare su quale sarebbe stata l'ultima magia della sua bacchetta... e soprattutto era curiosa di sapere chi avrebbe riguardato, e per quale altrimenti irrealizzabile cosa!
Inoltre, visto che si era sempre trovata bene, non smise di sgobbare come una cameriera... anche se ogni tanto si concedeva il lusso di chiedere al maritino un piccolo magico aiutino... sia per lavare i pavimenti che per stirare!

E chissà che la quinta magia non riguardi proprio te che hai letto or ora questa fiaba...