L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 2


Questa volta si trattava di un anziano professore.
Ramaèl volò su un banco, Fiabèl sulla lavagna
e ascoltarono insegnare l'impettito precettore.

Non passò nemmeno un'ora di lezione, ma che lagna!
La noia più mortale, non ci fu niente da fare,
colpì tutta la classe che si mise a sbadigliare!
«Hai messo nella lista un noiosissimo insegnante!»
brontolava Ramaèl sbalordito e petulante.
C'era una ragione in quelle scelte stravaganti?
Sì, e al nostro Fiabèl sembravano importanti!

«Possiede qualità che per me sono preziose:
più degli altri umani conosce molte cose,
e non si arrende mai se un alunno e un po' zuccone,
dice sempre che si tratta di una stupida opinione.
Quindi spiega, non ci molla, spiega spiega e ci riprova,
fino a quando lo studente impara ogni nozione nuova!
Ma il primo requisito è avere molta fantasia,
io devo suggerire delle fiabe la poesia
dove logica e intelletto vanno nel congelatore,
così è l'Anima che pensa e si risveglia al suo splendore!»

Ramaèl, pronto a partire, lasciò un dono all'insegnante:
ciò che solo gli mancava per far bene il suo mestiere.
In quel modo il professore conquistò in un solo istante
la bella parlantina del perfetto romanziere.
Diventarono eccitanti anche scienze e geometria,
filosofia e latino quasi storie di magia!

Gli aveva fatto il dono di una limpida oratoria,
e come per magia gli alunni amarono la storia,
poi non ci crederete, amarono grammatica
e quasi diventarono dei geni in matematica!
Svegliati all'improvviso dalla noia e dal torpore,
iniziarono a imparare con la gioia e con ardore!

Il terzo candidato era solo un ragazzino,
ma dotato di una rara e strabiliante fantasia.
Dentro la sua stanza, con il telefonino,
parlava ai suoi  amici di serate in birreria.
Quando entrò la mamma per portargli da mangiare,
lui prese in mano un libro e finse di studiare.
Il compito di scuola che gli avevano assegnato
giaceva abbandonato in un angolo per terra,
con tanti scarabocchi e malamente stropicciato
che pareva quasi se ne fosse andato in guerra!


Bastò una sola occhiata ai soldatini premurosi
per leggere sul foglio tanti errori scandalosi
con i quali aveva scritto dei concetti eccezionali.
Scossero sbuffando le luminose ali:
pigrissimo, bugiardo e privo di passione,
non era all'altezza delle fiabe spirituali
non la meritava quella gran benedizione!

Lasciarono la casa ed erano già in volo
quando si accorsero di una dimenticanza:
dare il contributo dell'Angelica Alleanza!
Detta in questo modo pare cosa molto strana,
ma è solo un vecchio patto tra Cielo e razza umana:
se l'uomo chiede aiuto e accetta tutti i doni,
gli Angeli ricevono ambite promozioni!

Fiabèl scagliò un dardo luminoso e incandescente,
fatto di pazienza e ferrea volontà di mente.
Allora il ragazzino prese il compito di scuola
e cominciò a correggere pian piano ogni parola:
un desiderio nuovo lo guidava alla scrittura
d'ortografia perfetta e notevole bravura.
Ramaèl soffiò invece il senso di vergogna,
e lui sentì il bisogno di parlare alla sua mamma:
«Perdonami mammina, ho detto una menzogna,
a volte studiare mi sembra una condanna».

Nemmeno in quello strano desiderio di franchezza
vedeva l'operato dell'Angelica saggezza.
Ma una gioia mai provata colmò tutta l'atmosfera
e decise di impegnarsi nello studio fino a sera.

Sfrecciarono nel blu dopo il loro buon lavoro,
Angioletti a propulsione con un carburante d'oro.
Le brillanti evoluzioni e quei canti celestiali
riempivano aria e cielo di note originali.


Oltre l'ultima galassia soggiornava il Creatore
e creava nuove vite tutto assorto nell'intento
di bizzarri esperimenti ma con infinito Amore,
come quello molto strano con i petali d'argento
mezzo fiore e mezzo insetto battezzato Farfalfiore.

Il fragore scintillante si spingeva fino a Lui
perché un Angelo rischiara pure gli angoli più bui.
E mentre pasticciava con la creta fra le mani,
sorridente rifletteva sui suoi Angeli lontani:
«Chi lo sa cosa combinano quei matti un po' bricconi,
sono sempre così allegri quando fanno le missioni!»
In realtà sapeva tutto ma era molto spiritoso,
e guardava il Farfalfiore soddisfatto e anche orgoglioso!

Arrivata trepidante al quarto nome della lista,
la coppia di Angioletti divenne pessimista.
La persona valutata era un essere speciale,
una cara vecchia nonna di bravura eccezionale.
Sapeva mille fiabe, o forse dei milioni,
conosceva la magia di unicorni, fate e draghi.
Tutti quanti i nipotini di ben tre generazioni
eran cresciuti forti credendosi dei maghi.


Cosa c'è che non andava dunque in quella brava nonna?
C'è che aveva cento anni quella dolce e cara donna!
Oramai la sua esistenza stava proprio terminando,
e la voce delle stelle la stava richiamando,
per portarla verso il grembo celestiale di lì a poco,
verso la divina casa dell'ultimo trasloco.

La donna sonnecchiava quieta accanto al focolare.
«Lei era perfetta... mi vien voglia di frignare!»
Fiabèl sconsolato non se ne voleva andare.
Ramaèl si librò in volo trascinando il suo amichetto,
e con una folgore alla vecchia bucò il petto.
«Adesso trenta giorni di vita in più possiede,
giusto il tempo per la nascita dell'ultimo suo erede».
Ci teneva immensamente a benedire suo nipote,
come sempre aveva fatto, come una divina dote.

Era tempo di cercare adesso il quinto candidato,
e stavolta era una mamma di due splendide creature.
Lei scriveva belle fiabe dallo stile raffinato
e pregava nella notte contro tutte le sventure.
Soprattutto quelle tristi per i bimbi della Terra
per lenire le brutture dove al mondo c'è la guerra.


Fiabèl stava esultando ma qualcosa era sbagliato:
il cipiglio dell'amico gli annunciava un contrattempo.
Le indagò quindi nel cuore veramente preoccupato.
Ramaèl gli disse ancora: «Ascolta il flebile lamento».
E così vide gli oceani di tristezza e di sgomento
nonostante tutti i doni del Divino Firmamento.
Era proprio un brutto affare, che altro dire? Un brutto affare!
Ora ai nostri amici non restava che pregare.
«Lei capisce bene delle fiabe l'eleganza,
eppure, con un cuore che ha perduto la speranza,
non potrà sentirne mai la mistica importanza!»

Le celesti Creature, prima di volare via,
intrecciarono le mani per lanciare una magia:
era un raggio luminoso per il cuore della mamma
che soltanto a forze unite si poteva riscaldare.
Ci vogliono due Angeli a riaccendere la fiamma
ma talvolta anche gli umani questa cosa la san fare.

Quando fu di nuovo sola alzò gli occhi al cielo nero,
si sentiva così bene ora la donna, che mistero!
Mille chili di tristezza soffiò via in un momento,
provò un'estasi di gioia, dopo tanto, tanto tempo.
E vedeva tante stelle, luminose, grandi e belle!

«Sarà forse quello giusto?» si chiedevano volando
i due Angeli in missione verso il sesto esaminando.
Si trattava di un brav'uomo che faceva il contadino,
inventore quasi genio e anche artista sopraffino.
Era poi un dolce padre e durante i bei tramonti
inventava oltre agli oggetti dei fantastici racconti!

Già esultava Fiabèl quando ahimè fu evidente
che quell'uomo combinava una cosa sconveniente:
bevve tutta una bottiglia nascosta in magazzino
e l'odore che emanava era di sicuro vino!
Ramaèl guardò eloquente Fiabèl col capo chino;
non era necessario che parlasse in quel momento,
ma non si trattenne e disse prima di scoppiare:
«Una lista più bizzarra non potevi compilare,
non so proprio cosa dire, sono attonito e sgomento!»


«Non è facile trovare una bravura eccezionale,
la magia, la fantasia e l'equilibrio emozionale,
tutte insieme queste cose dentro il cuore di un umano!»
Fiabèl aprì le ali: «Non ho colpa, il mondo è strano!»

«Cosa c'è che non funziona? Dai guardiamolo un po' dentro».
Fu così che gli scoprirono il motivo del tormento:
c'era un sacco di tristezza per i sogni abbandonati,
chiusi a chiave in un cassetto oramai da troppo tempo.
Tuttavia sono immortali i bei sogni accantonati,
non possono morire anche se li credi errori,
oppure ti ubriachi per tenerli addormentati:
prima o poi loro si destano e allora son dolori!

Dopo aver bevuto a collo proprio tutta la fiaschetta,
l'uomo si appostò alla guida della sua vettura.
Se questo non bastasse, aveva pure fretta,
portava i figli a scuola con gran disinvoltura!

Senza alcun bisogno di parlare e consultarsi,
Ramaèl e Fiabèl decisero il da farsi.
Fiabèl sterzò il volante così diede una virata
e l'auto saltellò come guidata da un pirata.
Ramaèl deviò l'impatto con un volo impressionante,
prima che colpisse un palo in modo devastante.
La macchina atterrò di peso con un gran fragore,
e il cuore di quell'uomo si fermò per il terrore.

Con la testa dolorante, che miracolosa impresa,
scese incredulo e tremante dalla sua vettura illesa!
I bimbi erano salvi, solo questo era importante.
Dormivano beati dentro un sonno assai pesante:
i previdenti Angeli li avevano cullati
e tra le loro ali sognavano beati.

«Dio perdonami ti prego, non berrò mai più, prometto!»
disse l'uomo e non sapeva che giurava al Suo cospetto,
perché gli Angeli soldati sono la Sua Commissione, 
che vigila e dispensa la una immensa Compassione. 

Arrivò a casa sconvolto dopo la grande testata,
continuava a rivedere la sciagura scongiurata!
Mise a letto molto i presto i suoi bambini dopo cena,
raccontò loro una fiaba ma provava una gran pena.
Anche lui si addormentò, stretto all'adorata sposa,
che sempre lo abbracciava nella notte, premurosa.
Sentire il ticchettio del suo cuore innamorato,
negli anni ogni dolore gli aveva consolato.


Ma si svegliò di botto in quella strana lunga notte,
dopo che nei sogni aveva fatto mille lotte.
Allora andò a cercare un'antica scrivania
ch'era su in soffitta mezza rotta e impolverata.
Ancora nel cassetto, dietro una scansia,
c'erano i progetti di una vita mai iniziata.
C'erano i disegni, gli schemi, la sua arte,
insomma le invenzioni che lui sapeva fare.
Passò tutta la notte in mezzo a quelle carte,
e sogno dopo sogno ricominciò a sperare.

(Continua)