Un estratto dal romanzo "I viaggi di Timoteo"



Guardò fuori dalla finestra e volò via.
Galleggiando nell'aria tersa, non provava alcuna sensazione di freddo, anche se ormai era notte fonda.
Anzi si sentiva benissimo.
Sotto di lui la città addormentata mostrava uno spettacolo stupefacente: migliaia di corde d'argento uscivano dai camini, dalle finestre, dai tetti, tenendo sospesi come palloni di fumo altrettanti «corpi sottili» di gente addormentata.
Nessuno di loro sembrava cosciente.
Invece Tim viaggiava in quello stato perfettamente sveglio.
E non solo poteva spostarsi rapido come un pensiero,
anche la sua vista era dotata di poteri eccezionali.
Riusciva a distinguere nei colori tonalità prima sconosciute.
Tutto, così, era infinitamente più bello.
«Vorrei vedere i colori del giorno in un luogo della Terra dove ora splende il sole».
Lo spostamento fu immediato.
Si ritrovò sopra a un deserto esteso a perdita d'occhio che pareva un oceano d'oro, perché la sabbia brillava come tale e il sole era una gigantesca palla di fuoco che irradiava i suoi raggi come un immenso caleidoscopio.
La luce era di un'intensità indescrivibile, lo spettacolo una meraviglia senza pari.
Liberi dalla pesantezza e dai limiti del corpo, gli occhi di Tim potevano osservare il creato nella sua qualità reale, la perfezione.
Volò via rapidissimo.
Accelerò attraverso lo spazio a una tale velocità da creare un vortice luminoso, una specie di tunnel dentro al quale viaggiò per un istante o forse per l'eternità.
Il tempo non esisteva più come lui lo conosceva.
Non era un'ordinata sequenza di momenti posti in successione l'uno all'altro.
Semplicemente, tutto esisteva nello stesso, medesimo istante.
Passato, presente e futuro erano contemporanei.
Alla fine del tunnel si ritrovò in un'altra galassia.
La piccola Terra era talmente lontana che una mente umana non sarebbe stata in grado di calcolarne la distanza.
Tutto intorno brillavano nuove stelle e nuovi pianeti.
Il silenzio era assoluto.
Da quel profondo e sconosciuto silenzio nacque un suono lontano, un'eco di sublime bellezza quale Tim non aveva mai udito e lui non sapeva spiegarsi perché ma sapeva con certezza che quello era il canto dei mondi. La nota di una celestiale armonia vibrava, dando l'ordine di una nuova creazione.
Conobbe così come, nell'universo, nasce ogni forma di vita.
Sperimentò la sensazione di essere parte di tutto.
Era un uccello, era sabbia e vento, era il calore del sole e l'acqua del mare.
Aveva l'assoluta certezza di essere un frammento della stessa energia che dà origine a tutte le creature, la scintilla scaturita da un'unica fiamma, una goccia sprizzata dalla medesima, prodigiosa, fonte d'amore.
Il suo cuore si colmò di una compassione travolgente.

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