Sii ciò che vuoi Essere nel Qui ed Ora



Saper volare è una qualità che acquisisce il pensiero quando prende per mano l'Anima e spicca il salto.


Euridice la marmotta felice


Un tempo lontano la triste Euridice
veniva chiamata: marmotta  infelice.
Teneva di solito bassa la testa
con un'espressione grigia e funesta,
e oltre ad avere la faccia imbronciata
pareva stizzita oppure indignata.

Chiunque nel bosco, se la incontrava,
cambiava strada e si allontanava
perché il suo perenne, odioso grigiore
metteva sul serio di malumore!

Ormai si era sparsa la voce importuna
che stare con lei portasse sfortuna.
Questa è una cosa ingiusta e cattiva,
ma in verità non esiste attrattiva
in una creatura sempre scontenta,
e malvolentieri la si frequenta!

A causa di questo suo atteggiamento
l'unico amico rimasto era il vento.
Persino la quercia nel bosco più amata
assai volentieri sarebbe scappata!
E pur di evitare quel muso funesto
si difendeva con un brutto gesto:
tutte le ghiande più grosse tirava
sulla marmotta, così se ne andava!

Un'ombra nera portava appresso!
Poi quell'aspetto sempre depresso
non era agli altri che dava sventura:
solo a lei stessa attirava sciagura!
C'è infatti una legge molto severa:
dice che quello che pensi si avvera.
Quindi pensare cose gioiose
attira una vita piena di rose,
invece i cattivi pensieri son semi
che fanno nascere tanti problemi.

Viveva Euridice, la triste marmotta,
sola e scontenta dentro una grotta.
Se si ammalava, nemmeno un brodino
le avrebbe portato qualche vicino.
Che grande tristezza sedersi a mangiare
senza nessuno con cui chiacchierare!

Era una scura notte d'inverno,
e il gelido buio pareva eterno,
quando l'angoscia afferrò la gola
della marmotta depressa e sola.
Pensò alla sua vuota, inutile vita
e decise di farla proprio finita!
In fondo a nessuno sarebbe mancata
e presto l'avrebbero dimenticata.

Il vento fu mosso a pia compassione
e alla marmotta diede lezione
sulla materia più bella del mondo:
come rendere il cuore giocondo.

Le spiegò bene che l'emozione
è un filo diretto con l'espressione;
quindi se aveva il musetto scontento
anche il suo cuore provava sgomento!
Se invece si apriva in un largo sorriso
il cuore correva su in paradiso!

Le disse che sempre la nera tristezza
porta a una vita di grande amarezza,
e troppo a lungo non deve restare
perché il corpo stesso si può ammalare!

Quando arriva una brutta emozione
bisogna osservarla con attenzione
poi una volta riconosciuta
va ricacciata da dove è venuta.
E al posto d'ogni triste pensiero
bisogna mettere un grande veliero
che scivola libero sopra il mare
carico solo di cose da amare.

Da quella notte la triste Euridice,
ogni qualvolta un pensiero infelice
provava a entrare nella sua mente
lei lo scacciava immediatamente.

Imparò quindi a sorridere spesso
e questo fatto le diede l'accesso
a un mondo nuovo di vera gioia
dove non c'è né tristezza né noia.

La vita così le sembrava magia:
al posto di rabbia la cortesia,
e invece d'inutile rimuginare
sotto le stelle andare a ballare!

In breve tempo la nostra Euridice,
fu rinominata: marmotta felice!
La sua risatina fresca e gioiosa
era nel bosco la più contagiosa.
Trovò amici veri e un sacco d'amore,
un'esistenza con tanto colore!

Anche il vecchio albero saggio
provava sincera gioia al passaggio
della marmotta dal muso radioso
e volentieri le offriva riposo.

Se un giorno per caso, in una foresta,
vi sembra di stare in mezzo a una festa
e state udendo una buffa risata,
forse davvero l'avete incontrata
quella marmotta e suoi tanti amici
che vivono insieme giorni felici.



Della stessa autrice: «I viaggi di Timoteo, incontri con l'Angelo e altre creature straordinarie»
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__i-viaggi-di-timoteo-libro.php?pn=3939

e «Il Principe, il Mago e la città della Gioia»

http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-principe-il-mago-e-la-citta-della-gioia-libro.php











I viaggi di Timoteo


Tratto dal secondo capitolo di: "I viaggi di Timoteo".

«Da qualche parte, nell'universo, c'è un luogo dove giungono le preghiere degli uomini. Voglio andare a cercarlo».
Non appena quel pensiero gli ebbe attraversato la mente, un vento fortissimo cominciò a turbinare attorno a lui con un frastuono assordante e percepì la strana sensazione di rimpicciolire.
Sentiva di essere al centro di un ciclone.
Quando il vortice bruscamente si arrestò, seguì un silenzio irreale.
Si vide circondato da figure geometriche in movimento che galleggiavano sopra e sotto di lui.
«Stai viaggiando dentro a un granello di polvere sospeso nell'aria».
Sembrava la voce di Socrate [NdA: l'orsetto parlante] ma non ne era del tutto sicuro.
Il vento si alzò di nuovo e Tim comprese che le sue dimensioni stavano subendo un ulteriore processo di riduzione a misure infinitamente piccole.

Ora sembrava arrivato a destinazione.
Era bellissimo ciò che vedeva. Un cielo nero più del nero era solcato da una miriade di stelle cadenti che lampeggiavano come fuochi d'artificio. Strani punti luminosi orbitavano di continuo lasciando tracce fitte come reti, perché erano contemporaneamente presenti lungo tutta la linea del loro percorso.
«É un fatto inspiegabile» pensò.
«Ma in quale parte di universo mi trovo?»

Una creatura di luce bianchissima gli si parò davanti, così abbagliante che Tim non riusciva a guardarla.
La sua figura brillava senza confini stabili e aveva l'aspetto più armonioso che si possa concepire.
Sembrava dotato di grandi ali, ma in realtà si trattava di una corona di luce più intensa, che il suo essere irradiava.
Pareva talmente leggero che di fatto non doveva aver bisogno d'ali.
Tim non capiva perché la Sua presenza lo riempisse di tanta commozione.
Nel centro del petto, quello che sembrava il cuore, cominciò a pulsare con guizzi di luce rosa.
E Tim udì la Sua voce.
«Sono il tuo Angelo» disse.

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L'Amicizia, il paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 8 (Epilogo)


Il momento della prova per le nostre due eroine
si stava avvicinando ed eran tutti sulle spine!
Come avrebbero reagito al dolore divino
sarebbe diventato il colore del destino.
Un rosa felice se con fede e saggezza,
un nero molto triste se con rabbia e amarezza.

Tutto il Paradiso attendeva la risposta
e, sperando il meglio, pregava senza sosta.

«Le ho mandato grandi sogni, pieni di significato!
E quanti cartelloni indicatori ho piantato
lungo tutto il suo cammino per dire: vai di là!
L'ho fatta inciampare in ogni sincronicità.
Ho parlato alle sue orecchie come solo noi facciamo,
ma lei è stata cieca e sorda a ogni mio richiamo!»

Lallaèl parlava mesto e proprio sconsolato.
Un Angelo ama tanto chi gli viene affidato.
Lo ama immensamente ma non gli è consentito
d'interferire troppo anche con chi si è smarrito.

«Hai fatto un gran lavoro, sei un buon soldato, amico.
Non ti crucciare, Angelica ha un coraggio infinito!
Presto, vedrai, ricorderà la sua missione»
rispose Samuèl con infinita compassione.

Tuttavia lo stesso Samuèl era triste e scontento.
Quanti messaggi inviati a Celeste nel tempo!
Quanti sogni, suggerimenti e quante visioni,
perché ricordasse tutti i propri grandi doni!


Non era ancora giunto il tempo della colpa grave
perché le due ragazze avevano perso la chiave,
quella delle origini e che accede alla memoria,
quella per entrare nella loro eterna storia.

La colpa viene se, pur conoscendo i bei talenti,
le persone restano del tutto indifferenti,
e invece di donare al prossimo il forziere,
che contiene gemme e spargerle è un dovere,
tengono per sé con una stupida umiltà,
il divino dono delle loro qualità.

«Il libero arbitrio, che faccenda complicata!»
sospirò Lallaèl con la faccia addolorata.

«Sì, ma che coraggio, e che forza questi umani!
Peccato non capiscano di essere sovrani
del loro destino, felicità e abbondanza.
Invece guarda come perdono speranza!»
Samuèl disse questo con languida espressione
mostrando apertamente la sua grande ammirazione.

«Per questo il Creatore, nostro Padre, Madre e Figlio
li ama così tanto anche se creano lo scompiglio!»
Lallèl questo disse, parlando con il cuore,
e per un istante si beò di quell'Amore.

I tempi erano stretti adesso per i due incarnati,
a prove molto dure nuovamente condannati.

Angelica piangendo si svegliò un mattino estivo,
e quella stessa sera, dopo un giorno riflessivo,
andò a passeggio sola sulla spiaggia in riva al mare.
Guardò il sole infuocato all'orizzonte tramontare,
sentì che il vento lieve la voleva accarezzare.
E mentre alzava gli occhi sopra un cielo blu velluto,
il cuore le si aprì di colpo in modo sconosciuto!


Allora quel diamante che vi era nascosto dentro
mandò il divino raggio su al brillante firmamento,
oltre le stelle e il cielo, fino al Santo Creatore,
che rispose subito con infinito Amore.

La Sua voce lontana era un sussurro antico,
qualcosa di struggente, di conosciuto e amico.
Angelica non capiva cosa le capitava,
eppure quel sussurro fortemente la incitava
affinché desse voce all'istinto potente
di collegare bene il cuore con la mente.

Fu così che infine divenne tutto chiaro,
come se nel buio si fosse acceso un faro.
Ora sapeva qual era il suo cammino
per essere felice come solo può un bambino!

Nello stesso giorno, davanti a un altro mare,
Celeste sospirava le sue pene molto amare.
Il silenzioso pianto mentre andava passeggiando
commosse anche le stelle che stavano spuntando.
E poi accadde, come fosse stato un fiore,
che i petali si schiusero e lei aprì il suo cuore.

Il diamante nascosto emise un raggio improvviso
che sfrecciò veloce e dritto fino al Paradiso,
e come promesso, sulla luce di quel raggio,
udì l'amata voce del Creatore saggio.

Anche in Celeste nacque allora la chiarezza,
e come risvegliata da una magica brezza,
vide la via giusta, la via migliore
per vivere seguendo la strada del suo cuore.

Samuèl e Lallaèl trattenevano il fiato
e guardavo avverarsi il miracolo sperato.

«E' tempo di farle incontrare, finalmente!»
 esultava Lallèl con la faccia sorridente.
«Prima di questo giorno, prima di aprire il cuore,
non avrebbero capito il loro eterno Amore.
Non si sarebbero mai e poi mai riconosciute
neppur se una sull'altra fossero cadute!»


Per mano e svolazzando in estasi totale,
i Custodi organizzarono l'incontro fatale.
E quando avvenne quello che non è mai per caso,
il cuore di Angelica e Celeste fu pervaso
da immediato affetto, subitanea simpatia,
vera comprensione, una sorta di alchimia.

Rivelarono l'un l'altra i desideri e le speranze,
e per la prima volta aprirono le stanze
dove nascondevano i segreti più segreti,
quei doni così belli e i sogni più lieti.
Compresero che avevano trovato finalmente
un valido alleato, un grande confidente,
qualcuno che poteva aiutare e sostenere
i primi veri passi sulla strada del potere.

Il potere personale a volte fa paura,
rende responsabili di gioia o di sventura.
Per questo è necessario qualcuno che ha fede
nei doni che portiamo, perché lui li vede!
Un reale buon amico, un vero fratello,
è chi sa riconoscere ciò che abbiamo di bello.

I Custodi accorsero al richiamo divino
del Signore che annusava soddisfatto un ciclamino,
quel giorno metà vecchio, metà donna, metà bambino,
un essere stranissimo però proprio carino.

«Miei figli tanto amati, soldati eccezionali,
il vostro buon Servizio non ha davvero eguali.
Al termine del grande lavoro di Guardiani,
quando Angelica e Celeste lasceranno i mondi umani,
sarete promossi comandanti di sicuro
perché sappiamo bene che il lavoro è stato duro!»

Samuèl e Lallaèl si abbracciarono esultando,
tuttavia la vera gioia che stavano provando,
non era la notizia di un'ambita promozione,
era la riuscita della loro buona azione!
Era che Angelica e Celeste finalmente
vivevano la vita appassionatamente!


Il Paradiso adesso celebrava la vittoria:
musiche, banchetti, danze, una baldoria!
Echeggiò nell'Universo l'orchestra celestiale,
con una potenza portentosa, eccezionale!
Quella vibrazione fece esplodere una stella
che ne divenne due partorendo una gemella.
Due stelle gemelle, bellissime e brillanti
che lassù nel cielo sembravano diamanti.

Però la luce ha un tempo per giungere al pianeta,
che nell'immenso cosmo è una minuscola moneta.
Ci vuole molto tempo, forse ci vorranno eoni,
e la vedranno un giorno altre generazioni.
I futuri saggi e scrittori di novelle,
alzando gli occhi al cielo vedranno le due stelle;
saranno le stelline, con luce d'eccezione
a dare loro pace, coraggio e ispirazione.

Guardando le stelline, ignari della storia,
di tutti i loro doni avranno la memoria.


FINE

L'Amicizia, il Paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 7



Trascorsero anni, inverni e primavere
e Celeste mostrò subito qual era il suo potere.
Saggia, intelligente, geniale nel soccorso,
sapeva già da bimba indicare il buon percorso,
le giuste soluzioni e le perfette chiavi
per liberare gli uomini quando sono schiavi.
Schiavi solamente della loro sofferenza
quando non capiscono la propria vera essenza.

Ma come accadde a Fiabél, purtroppo molto presto,
dimenticò missione, talenti e tutto il resto.

Samuèl e Lallaèl, i due Angeli Custodi
avevano provato davvero in mille modi
a ricordare tutto ad Angelica e Celeste,
e infondere consigli buoni nelle loro teste.
Volevano aiutarle a riscoprire i loro doni
e a portare a termine le splendide missioni.

Ma le due ragazze erano sorde a ogni richiamo
come pesciolini dalla vita presi all'amo,
troppo immerse quindi nel loro mondo umano
avevano scordato il Paradiso e il mondo arcano.


Usarono i Custodi ogni potere conosciuto,
volevano salvarle o almeno dare un po' d'aiuto,
ma il tempo passava e oramai cresciute
giunsero alle donne anche problemi di salute.
Una ferrea legge dice che se l'armonia
del cuore e della mente non sono in sintonia,
un solo modo ha l'Anima per farsi ascoltare:
grida il suo dolore facendoci ammalare.

Il male di Angelica divenne la tristezza.
Cercava invano amore e molta tenerezza
ma era lei stessa a doverle prima dare
con la gentilezza del suo magico narrare.

Il male di Celeste fu la malinconia.
Cercava invano amore ma tutta l'alchimia
stava nel donare con molta sicurezza
al prossimo smarrito la sua grande saggezza.

Lallaèl possedeva la saggezza di Celeste,
per questo custodiva Angelica la peste,
che non ne possedeva e sbagliava decisioni.
Combinava guai perché aveva altri doni.

Samuèl possedeva una fiducia fanciullesca,
come quella di Angelica, molto pittoresca.
Per questo con Celeste faceva l'accoppiata,
perché a lei da bimba non l'avevano insegnata!

Fu Lallèl che un giorno affrontò la situazione
e parlò con Samuèl della sua preoccupazione.
«Ci vuole il Creatore! Solo Lui sa cosa fare!»
quindi dal Signore decisero di andare.

Quella volta il Signore dell'immenso creato
sotto forma di Fanciullo si era presentato.


«Non c'è tempo da perdere, sono avviati alla sventura
e certo i loro guai aumenteranno a dismisura!»

Lallaèl al Signore così aveva parlato
dei due, a ragione, il più preoccupato.
Angelica era scesa in Terra già da molti anni,
restava poco tempo per riparare i danni!
Temeva che le forze la potessero lasciare,
e la vita intera finisse per sprecare.

Samuèl era ansioso di aiutare Celeste,
la vedeva affrontare da sola le tempeste,
e le lacrime che andava ad asciugare dentro al letto
gli straziavano il cuore e laceravano il suo petto.

«Dovete passare alle maniere forti.
Siate pronti a far loro veri e propri torti!
Inviate sofferenza e lacrime amare,
quanto pensiate che possan sopportare.
Tanto dolore, non un grammo in più mandate,
tanto dolore non un grammo in meno date».


A quella sentenza orribile e impietosa,
il Divino Bambino rise e carezzò una rosa.
I due Angeli Custodi si guardarono sconvolti
ma Lui è saggio e non lo sanno in molti.
Il Suo Amore perfetto è senza misura,
indiscutibili i Suoi ordini anche quando fan paura!

Quindi, mesti mesti e molto a malincuore,
andarono a svolgere il compito peggiore.
Mandarono ai protetti qualche forte dispiacere,
cose proprio brutte che possono accadere.
Cosa mandarono non ha gran ché importanza,
la sofferenza umana, in ogni circostanza,
ha un'unica ragione: serve solo ad aiutare
gli uomini, le donne e i bambini a ricordare.

(Continua)

L'Amicizia, il paradiso e l'avventura della Felicità - Puntata 6




«È giunta la tua ora» disse la Creatrice abbagliante.
«Ma prima di andare ho un segreto importante.
Lo rivelai a Fiabèl il dì della partenza,
Io dono a tutti i figli questa conoscenza.
Figli gloriosi colmi di fede e onore,
degni di ricevere il mio infinito Amore.

Hanno speranza, altruismo e coraggio
tanto da decidere un difficile passaggio.
Vanno a regalare un po' di Luce sulla Terra
per lenire i mali e fermare qualche guerra.
Rinunciano alle ali e a vivere contenti,
per poi tornare a casa ancora più splendenti.

Come tuttavia a tuo fratello è capitato,
presto anche tu avrai dimenticato
la tua vera missione, l'impulso reale intendo,
che non è salvare Fiabèl da un destino tremendo».

Ramaèl guardò la Creatrice un po' stupito,
era quasi certo di non avere ben capito!


La Creatrice sussurrando riprese a dire,
mentre una rosa bianca faceva fiorire:
«Avrai la tua missione quando sarai incarnato,
il vero desiderio che ti legherà all'umano fato,
così forte, profondissimo e accorato,
che vive dentro te da quando ti ho creato!»

«La mia missione?» Ramaèl era meravigliato!

«Mio celeste figlio, la saggezza che possiedi,
l'intelligenza rara e i tuoi magnifici rimedi,
sono preziosi doni che da sempre vuoi donare,
e del terrestre mondo le pene sollevare.
Doni preziosi per l'umanità che soffre,
e chi meglio di te le soluzioni offre?


Questo è il desiderio della tua discesa,
il vero anelito e la tua vera impresa
da generosa, forte, umana creatura,
come lo è per Fiabèl la sua letteratura.
Tu vuoi dare agli uomini coscienza e guarigione,
Fiabèl ai bambini una divina istruzione.

Ramaèl ascoltò sinceramente il proprio cuore:
come sempre era nel giusto, la Signora Creatore!

«Non avrai memoria, scorderai la verità,
vagherai perduto nell'oscura oscurità.
Ciò sarà motivo di grande smarrimento,
di abbandono, di stanchezza e di tormento.

«Prostrato, al culmine dell'abbattimento,
quando l'Anima tua urlerà forte il suo lamento
per farti ricordare, ma tu resterai sordo
e non affiorerà ancora alcun ricordo,
ferma il rumore del mondo e smetti di fuggire,
raggiungi una spiaggia solitaria all'imbrunire,
poco prima che il sole vada a dormire.

«Guarda il tramonto che incendia tutto l'orizzonte,
brucia te stesso, annullati come goccia in una fonte,
come il mare cancella sulla sabbia le impronte.
E mentre le onde culleranno i tuoi pensieri,
e il blu della notte brillerà di misteri,
quello sarà il sublime, magico istante
in cui riconoscerai nel cuore il tuo diamante.


«Aprendo il cuore, e questo è il segreto,
il diamante diverrà come un magico amuleto.
Emetterà una luce brillante come un sole,
e su quel raggio ti invierò le mie Parole.
Udirai solo un sussurro che attraverserà le porte,
le sette soglie tra la vita e la morte.

«Ma basterà per indicare il tuo cammino,
a ogni passo ti guiderò come un bambino.
Mai ti abbandonerò, figlio voluto e amato,
come nessun figlio ho mai abbandonato.
Qualunque strada scelga nella gioia o nel pianto,
con infinito Amore sempre ti sarò accanto!»

Ramaèl vacillò per un momento a quel discorso.
Doveva essere pazzo e aveva già rimorso.
Come poteva rinunciare a tanto Amore?
Eppure era più forte la spinta del suo cuore.

Nel frattempo un Arcangelo e un Angelo Custode
stavano arrivando e cantavano una lode.
Si chiamava Samuèl il Custode assegnato
e non veniva scelto per un caso fortunato.
Del Custode di Angelica era amico fidato,
che si chiamava Lallaèl, come vi ho raccontato.

Che grande onore per lui quella missione!
Lavorare insieme a Lallèl poi, una benedizione!
Ma li aspettavano momenti complicati:
custodire due Angeli che si erano incarnati!
Dovevano inoltre anche molto tribolare
perché i loro protetti si potessero incontrare.

Accompagnato dalle belle, luminose Creature,
Ramaèl corse nel tunnel dalle sette sfumature.
Il tunnel bianco, poi viola e blu brillante,
che divenne verde, giallo e arancio cangiante.


Fino al buio nero e a quella fredda luce
che dal grembo umano alla vita conduce.
Senza grido alcuno ma con teneri vagiti
nacque una bellezza da lasciar tutti allibiti!
Con occhi di cerbiatta e riccioli ramati
in un battibaleno aveva tutti conquistati!

La chiamarono Celeste e c'era un buon motivo:
il sogno ricorrente di un azzurro cielo estivo.
Un cielo tanto azzurro da sembrare il Paradiso
sognava la sua mamma, e quel nome fu deciso!

(Continua)