I DONI DI BABBO NATALE




C’era una volta una bambina che aveva paura del suo armadio. Ogni sera, prima di scivolare nel sonno, teneva d’occhio la porta del guardaroba con le coperte tirate su fino al naso. Temeva che prima o poi ne sarebbe uscito un mostro, e addormentarsi con tali pensieri non è salutare: infatti faceva spessi brutti sogni. A niente servivano le rassicurazioni di mamma e papà: anche se Ornella era molto coraggiosa, quello stanzino proprio la terrorizzava!



La notte prima della vigilia di Natale, mentre fissava l’armadio come di consueto, una strana luce cominciò a filtrare da sotto la porta. Cosa stava succedendo? Forse il tanto temuto mostro era pronto a rivelarsi in tutta la sua bruttezza? Sarebbe balzato fuori e l'avrebbe pappata in un boccone? Ornella aveva la pelle d’oca e la lingua paralizzata, tanto da non poter nemmeno gridare. Tuttavia, dopo lunghi minuti di terrore, la curiosità ebbe la meglio sulla paura e decise di scendere dal letto per dare un’occhiata dentro lo stanzino.



Fece un lungo respiro, afferrò il pomello e… meraviglia! La porta si spalancò davanti a un tunnel, un lungo buco scavato nel muro, e in lontananza si vedeva il bagliore della misteriosa luce. Anche se il suo cuore batteva forte e le sue gambe erano diventate molli come gelatina, Ornella s’incamminò dentro lo stretto passaggio, alto giusto quanto lei.


Il tunnel finiva in una grande stanza illuminata da luci rosso rubino, verde smeraldo e oro. Quando gli occhi della bimba si abituarono all’accecante bagliore, videro lo spettacolo più stupefacente che si possa immaginare: migliaia di giocattoli erano stipati sopra a un numero infinito di mensole, e a terra, e in ogni angolo, tra pile di carta colorata e fiocchi.
Un vecchio   che la bambina vedeva di spalle  era seduto a un grande tavolo e stava scrivendo. Vestiva di rosso e i suoi capelli sembravano fatti di soffice neve bianca.


«Accomodati Ornella» disse il vecchio sempre di spalle.
«Oibò, come conosce il mio nome se nemmeno si è girato a guardarmi?» pensò la ragazzina al colmo dello stupore. Poi l’uomo si voltò e nel suo viso paffuto, nella lunga barba candida e nel sorriso inconfondibile, lo riconobbe: era nientepopodimeno che Babbo Natale!

«Sei venuta a chiedermi il tuo regalo?» continuò il magico vegliardo.
“Ma io… io… » balbettava Ornella ancora incredula.
«Coraggio, dimmi cosa desideri trovare domani sera, sotto l’albero».
Finalmente la bimba ricominciò ad avere pensieri sensati (tanta meraviglia aveva un po’ confuso le sue idee) e rispose: «Vorrei una di quelle bambole che sembrano veri neonati ma costano troppo e i miei genitori sono poveri. Io ho risparmiato tutti i soldini ricevuti dai nonni, e le paghette, e persino i soldi della merenda, ma non saranno mai abbastanza!»



«Mia cara» rispose Babbo Natale con voce paziente. «Non sono certo i soldi a farti ottenere ciò che vuoi, bensì è il vero desiderio! Quello del cuore, unito alla capacità di immaginare la cosa desiderata e alla forte, incrollabile fede che prima o poi la otterrai».
Ornella ascoltava ma non era affatto sicura di capire cosa le stesse dicendo il vecchio.
«C'è un’ultima cosa» proseguì l’uomo. «Devi compiere un’azione, non puoi startene con le mani in mano aspettando che il tuo desiderio cada dal cielo. Insomma devi darti da fare!»

Dopo le ultime parole di Babbo Natale la bimba ebbe un sussulto, e mentre apriva gli occhi si accorse che era mattina e lei trovava nel suo letto. «E' stato solo un sogno» pensò a quel punto. La porta adesso era chiusa ma decise di controllare, quindi saltò fuori dalle coperte e corse ad aprire l’armadio: nessun tunnel, nessuna luce, era il solito di sempre, con dentro i soliti vestiti e le solite scatole.

Quel mattino, mentre faceva colazione, chiese alla mamma di accendere il computer e di poter guardare   ancora una volta   le immagini dei bambolotti che tanto amava, almeno per sognare un po’ visto che non poteva comprarli. Trascorse il resto della giornata a immaginare di cullarne uno, e le sembrava tutto reale mentre con la fantasia gli dava il biberon e gli cambiava il pannolino. Un sogno a occhi aperti che conosceva bene perché lo aveva ripetuto infinite volte.


Venne sera, la sera della vigilia. Un grosso pino natalizio svettava nella sala da pranzo, tutto luccicante di palline dorate, e ai piedi dell’albero c’erano tanti pacchi e pacchetti d’ogni forma e colore. Ornella si chiedeva quale fosse il suo, e non vedeva l’ora che arrivasse mezzanotte, l’ora nella quale tutti avrebbero finalmente potuto aprire i regali.
I parenti stavano arrivando perché nella sua famiglia c’era la bella tradizione di cenare tutti insieme ogni anno alla vigilia del Natale. Per ultima arrivò trafelata un’anziana, ricca zia che abitava lontano, e che poteva riunirsi ai suoi cari solo durante le feste. Teneva sotto braccio una grossa scatola rosa, e appena entrata in casa la sistemò sotto l’albero insieme agli altri pacchi.



Allo scoccare della mezzanotte ci fu un’allegra ressa intorno all’alberello, ciascuno a cercare il proprio dono come in una caccia al tesoro. Ornella era divertita perché i suoi parenti sembravano diventati bambini curiosi e pieni di gioia, ed era questa la cosa più bella e magica del Natale. Quindi anche lei cercò il suo, e lo aprì: conteneva un grande libro di fiabe con tante bellissime immagini colorate, proprio un magnifico regalo!

Ormai tutti i familiari avevano aperto i loro doni, tra ringraziamenti, gridolini e abbracci: chi una sciarpa, chi un orologio, chi un libro chi un oggetto per la casa. Ma restava ancora un pacco: quello rosa con il fiocco bianco.
«Coraggio Ornella, è tuo, aprilo!» esclamò la zia che viveva lontano.

La bimba si avvicinò di nuovo all’albero e con le mani tremolanti strappò la bella carta rosa. Dentro la scatola, avvolto in una copertina di morbida lana azzurra, c’era un bambolotto, proprio uno di quelli troppo costosi che tanto a lungo aveva desiderato. Non poteva credere ai suoi occhi, e anche la mamma di Ornella era stupita!
«Come hai fatto a sapere che mia figlia desiderava una di queste bambole?» Chiese alla zia.
«Non ci crederai ma me lo ha suggerito in sogno Babbo Natale!» rispose l’anziana parente.


La bambina era al settimo cielo dalla gioia e capì che aveva fatto tutte le cose necessarie affinché il suo desiderio si avverasse: lo aveva desiderato con tutto il cuore, immaginato con tutta la forza della sua fantasia, ed era rimasta fiduciosa che un giorno, non importa quando, avrebbe realizzato quel sogno. Infine aveva fatto qualcosa di concreto, come per esempio risparmiare soldi, o dedicarsi alla ricerca di quelle bambole tanto amate per capire come facevano gli artisti a costruirle, di cosa erano fatte e via dicendo. Capì insomma che Babbo Natale raccoglie le informazioni sui desideri degli uomini solo in questo modo, e lo aveva detto lui in persona! E scoprì che il magico vecchio non scende soltanto dal camino: è un mago, quindi può attraversare tunnel fatati dietro gli armadi e persino servirsi di qualcuno, come aveva fatto con la vecchia zia, magari quando è troppo occupato per muoversi di persona!

 Forse a volte i desideri impiegano tanto tempo ad avverarsi, forse certe volte sono più rapidi, e forse qualcuno, chissà perché, proprio non si realizza, però accipicchia, che bel viaggio, che magica avventura è darsi da fare perché diventino realtà!